mercoledì 25 novembre 2015

Scatto in Live View - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Oggigiorno tutte le reflex hanno acquisito dalle Mirrorless, e anche dalle compattine, la possibilità di eseguire scatti in live view, ovvero mirando direttamente dal display, piuttosto che dal tradizionale mirino.

Si tratta di una funzionalità molto discussa che ha generato un interessante dibattito tra i fotografi di vecchia scuola, e quelli di ultima generazione. Dibattito acceso e, a mio parere, un pochino sterile, visto che la funzione è implementata. A ogni modo vediamo di affrontare la questione dal punto di vista tecnico, lasciando alle tifoserie il loro mestiere.
Il live view ha pregi e difetti.
Partiamo dai difetti:
  • L'ergonomia della macchina è pensata per lo scatto attraverso il mirino. Fare una foto in live view, tenendo le braccia distese e osservando il display, è più scomodo e può causare tremori involontari (n.d.r. Visto che le fotocamere reflex hanno un peso non indifferente), e di conseguenza rischiare l'ottenimento foto mosse.
  • L'autofocus è più lento, e un po' meno preciso. Il motivo è semplice. Si tratta di due tecnologie differenti. La messa a fuoco da mirino è basata su una tecnologia chiamata rilevamento di fase. La messa a fuoco da display è basata su una tecnologia chiamata rilevamento di contrasto. Quest'ultima - oggi - è meno precisa, per cui è più lenta nel fornire un settaggio corretto della macchina. Ciò non significa che in un futuro la tecnologia non vada a migliorare.
  • La visione dell'immagine a display può essere disturbata dalla luce ambientale, e soprattutto dal sole. Sappiamo tutti che i display delle fotocamere, anche al massimo contrasto, spesso e volentieri non sono per nulla visionabili.
  • Il consumo di batteria. Ovviamente il display acceso riduce di molto l'autonomia della fotocamera. In fondo a questo articolo troverete due tabelle, relative alla EOS700D, in cui si evince la notevole differenza tra le due modalità di scatto.
I pregi:
  • La possibilità di eseguire scatti in modo più comodo, specie se la fotocamera è dotata di un display orientabile. L'immagine qui di seguito, presa dal manuale della EOS, mostra alcune situazioni tipiche dove l'uso del live view è conveniente rispetto allo scatto attraverso il mirino tradizionale.

  • Lo scatto in live view permette di vedere tutti i parametri di scatto in tempo reale. Alcune fotocamere sono persino in grado di dare un preview della foto risultante in base alle impostazioni selezionate. Soprattutto, c'è la possibilità di vedere in tempo reale l'istogramma dei livelli, tramite il quale è possibile valutare con maggiore precisione l'esposizione dell'immagine, e di conseguenza correggere il tiro prima di eseguire lo scatto.
  •  E' possibile ingrandire l'area di messa a fuoco, così da valutare meglio la misurazione dell'esposimetro, ed eseguire regolazioni più precise.
Anche in modalità live view è possibile sfruttare i sistemi di scatto in automatismo, semi-automatismo (priorità di tempi, priorità di diaframma), e manuale. 
Il sistema Autofocus della macchina lavora in modalità differenti a seconda delle preferenze dell'utente.
  • Inseguimento. Questo metodo è comodo per i soggetti in movimento. Va messo a fuoco il viso del soggetto. Se questo si muove, il sistema AF lo segue automaticamente.
  • Flexizone - Multi. Il sistema prende in considerazione fino a 31 punti differenti per la messa a fuoco (dati relativi alla mia EOS700D). Questi punti servono a coprire un'area estesa dell'immagine, così da effettuare una misurazione migliore della luce.
  • Flexizone - Single. In questo caso si una un solo punto di misura per la messa a fuoco. E' utile quando si vuole che solo il soggetto sia a fuoco.
  • Modalità Veloce. La parola dice tutto. E' una messa a fuoco veloce, e va ad ovviare al problema citato in precedenza tra i difetti del live view. In pratica si inquadra l'immagine, si mette a fuoco, e per un istante la macchina congela la visione da display, per usare il metodo di Autofocus attraverso il mirino (n.d.r. non dovrete guardare attraverso il mirino, vi basta attendere tenendo ferma la fotocamera)
    Se si pensa di voler sfruttare lo scatto in live-view, è preferibile scegliere una reflex con display orientabile.
La messa a fuoco viene realizzata alla solita maniera, premendo a metà corsa il pulsante di scatto. Le fotocamere con display touchscreen sono in grado di mettere a fuoco, e scattare l'immagine, anche col 'tocco' del display. In quest'ultimo caso la funzione è molto utile perché si può indicare alla macchina quale zona dell'immagine usare per mettere a fuoco semplicemente toccando l'area desiderata.
La messa a fuoco attraverso il touchscreen avviene in modalità automatica. Quando si tocca una parte del display, la macchina mette a fuoco quel punto ed esegue lo scatto senza bisogno di un ulteriore tocco.
Rimane solo da prendere in considerazione il problema batteria. Terrò come riferimento la mia EOS, che con un pieno di batteria è in grado di scattare circa 550 foto.


Utilizzare il display in live view comporta un drastico calo di prestazioni. Il display, e il sistema AF ad esso annesso, consumano molta più energia di quanto accade quando si utilizza il mirino tradizionale. Il risultato è evidente, con un pieno di batteria si ottengono solamente 200 foto.


Una Canon EOS700D con Battery Grip
Si tratta di un parametro molto importante da tenere in considerazione perché l'autonomia della fotocamera è forse uno dei principali limiti del fotografo. Nel caso non si potesse ovviare in altro modo, si può pensare a un Battery Grip
Questo accessorio (che nelle reflex professionali è inglobato nel corpo macchina) viene applicato sul fondo della reflex ed è in grado di alloggiare due batterie standard della fotocamera, nonché - eventualmente, e in casi di emergenza - persino 4 batterie stilo AA.
Questo dispositivo possiede i comandi di scatto duplicati, e funge persino da impugnatura, nel caso si voglia fare fotografie tenendo la macchina in verticale. Ha quindi molte frecce al suo arco. L'unica pecca è che questo dispositivo rende la fotocamera più ingombrante, e soprattutto più pesante.



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mercoledì 18 novembre 2015

Il Corredo Fotografico (parte 2) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Questo argomento è già stato affrontato in passato. In quella occasione descrissi ciò che utilizzo nella mia attività di fotografo amatoriale. Ho parlato di obiettivi, e in quali ambiti li utilizzo, cosa porto sempre con me, cosa uso saltuariamente. E' probabile che, estrapolando quanto detto in quella prima occasione, la cosa più importante data è che bisogna trattenersi da una dispendiosa corsa all'acquisto.
E' preferibile valutare esattamente ciò di cui si ha veramente bisogno, piuttosto che spendere denaro acquistando attrezzatura che magari non si riuscirà mai a sfruttare.
L'intera gamma di prodotti Canon
Prendendo quando detto sopra come postulato imprescindibile, proviamo a concentrarci su cosa serve realmente in base al tipo di fotografie che si vuole fare, e cosa no. L'esperienza acquisita con le tecniche di fotografia affrontate fino a questo momento ci verrà sicuramente d'aiuto.

Foto Paesaggistiche.
Un grand'angolo è d'obbligo. 
Se possedete una APS-C ricordatevi del fattore di crop, perché potreste pensare di acquistare un grand'angolo e finireste per avere tra le mani un'ottica media. Faccio un esempio? Un 22mm con il fattore di crop delle Canon (n.d.r. 1,6) diventa 35mm.
Un tele di media lunghezza è consigliabile.
A volte, per fotografare un paesaggio è utile guardare lontano, piuttosto che avere una visione ampia. Diciamo che un 200mm è più che sufficiente.
Un filtro polarizzatore potrebbe essere utile, così come anche un filtro ND. Il primo è perfetto per ridurre gli effetti dovuti all'umidità nell'aria, così da rendere le immagini più nitide. Il secondo potrebbe diventare interessante per scattare foto alle sorgenti d'acqua, magari con tempi lunghi, senza rischiare fotografie sovraesposte.
Treppiede e comando remoto sono un must-have imprescindibile. Utilissimi in condizione di scarsa luminosità, e nell'eventualità che si voglia utilizzare la posa B.

Foto Ritratto.
Un 50mm bello luminoso. Se avete una APS-C vi tocca scegliere un 35mm, sempre a causa del fattore di crop. 
Può essere interessante uno zoom 35-80mm in modo da avere un po' di lunghezza focale da sfruttare per avvicinarsi, o avvicinarsi al soggetto.
Serve un flash, e no... Non basta quello incorporato nella macchina. Le luci devono essere perfette. Varrebbe la pena pensare anche a dei pannelli riflettenti.
Treppiede e comando remoto, anche in questo caso, vengono molto utili.

Macro Fotografia.
Un obiettivo Macro. Pare evidente, no? Però sono obiettivi che costano davvero molto. Se non ci si può permettere uno di questi gioielli, è necessario scendere dall'Olimpo e pensare all'acquisto di accessori che possono simularne l'effetto.
Le Lenti Close Up possono essere una discreta alternativa, così come anche i tubi di prolunga
Un flash può fare la differenza, così come un kit per comandarlo da remoto, senza montarlo sulla slitta della fotocamera, per poter scegliere la posizione migliore per la sorgente luminosa.
Treppiede e comando remoto, anche in questo caso, possono risultare utili.

Foto Naturalistiche, e Animali.
Ci vuole un bel teleobiettivo. Più lontano va, meglio è. Gli animali non amano essere disturbati, e soprattutto, chi ama questo tipo di fotografia vuole immortalare i propri soggetti nel loro ambiente naturale, e non disturbati dalla propria presenza. Il tele dovrebbe essere molto luminoso, oppure ci vuole una reflex che tenga bene gli ISO alti. La reflex deve avere anche una raffica veloce, in modo da dedicare tanti scatti a un singolo attimo, e di conseguenza trovare poi la foto perfetta.
Ci vuole un treppiede, il comando remoto, e tanta tanta pazienza.

Fotografia Urbana.
Le foto migliori sono quelle che si catturano quando il soggetto non si accorge del fotografo. Per questo motivo l'attrezzatura non deve essere troppo appariscente. Ci vuole una reflex piccola, una APS-C o una mirror-less, e un obiettivo pancake, a focale fissa, sottili sottili, magari anche luminosi.
Un 22mm, un 35mm, un 50mm... Sarebbero tutti perfetti. Ricordatevi del fattore di crop.
Niente treppiede, niente telecomando. Al massimo un cavalletto di quelli piccoli, tascabili, da sfruttare senza gridare al mondo 'ehi, vi sto fotografando, mettetevi in posa!'
Nell'eventualità, può diventare interessante un teleobiettivo con una estensione ampia, di quelli 'tutto fare', che non sono molto ingombranti, e allo stesso tempo offrono l'occasione di 'entrare nella scena' rimanendo in una posizione defilata.
Un filtro Polarizzatore potrebbe avere la sua utilità, magari per eliminare riflessi indesiderati, o la perdita di nitidezza a causa dello smog, o dell'umidità nell'aria.
Viaggiate leggeri, siate discreti.

Fotografia di Viaggio.
Qui diventa complicato. L'ottimale è un teleobiettivo ad ampia estensione, che possa comprendere sia un grand'angolo, sia uno zoom abbastanza profondo. Sono obiettivi pratici, con qualche limite nella qualità delle immagini, ma davvero comodi da portare in giro. Ammetto che io preferisco tre zoom con estensioni brevi, si ottengono foto migliori, però si passa parecchio tempo a cambiare ottica, e se bisogna cogliere l'attimo... E' un bel problema.
Treppiede? Meglio un GorillaPod per reflex, che si adatta a ogni situazione.
Il filtro Polarizzatore potrebbe venire utile. E forse anche il filtro ND.

Fotografia Architettonica.
Aprite il portafogli, perché serve un obiettivo tilt-shift. Sono obiettivi che permettono di decentrare il punto di fuoco, e di basculare sul proprio asse. Questo tipo di obiettivo permette di annullare il tipico effetto convergente dovuto alla prospettiva quando si fotografano palazzi o costruzioni molto alte.
Non pensate neppure un momento che sia sufficiente un buon grand'angolo.  Questo tipo di obiettivi distorce troppo le immagini. Al massimo potete divertirvi con un Fish-eye, sono divertenti da usare, ma di sicuro ciò che otterrete non sono immagini adatte alla fotografia architettonica.
Se non potete permettervi questo tipo di ottiche, allora conviene concentrarsi sui dettagli architettonici. In questo caso potreste ottenere buoni risultati con un teleobiettivo di media estensione. In questo caso, poi, anche un Filtro Polarizzatore potrebbe diventare utile.

Fotografia Astronomica.
Ci vuole un obiettivo davvero luminoso.
Ci vuole un teleobiettivo con estensione lunga.
Treppiede e comando remoto sono un must-have imprescindibile. Utilissimi in condizione di scarsa luminosità, e nell'eventualità che si voglia utilizzare la posa B. Meglio ancora se dotato di inseguitore astronomico. La Vixen produce un kit davvero interessante. Se poi il budget è illimitato, la Canon produce una fotocamera studiata appositamente per questo tipo di fotografia, la EOS 60DA.

E con questo si è detto più o meno tutto. 
Quanto scritto sopra non va inteso come un testo sacro da seguire senza porsi dei dubbi. L'idea principale è quella di ridurre al minimo la propria attrezzatura, imparare a sfruttarla al meglio, e focalizzarsi sul percorso fotografico che si vuole seguire. E' ovvio che è meglio partire col profilo basso, fare esperienza, e costruire il proprio corredo un passo alla volta, senza fretta, facendo esperienza e cercando di capire esattamente cosa è necessario, e cosa è superfluo. L'importante, poi, è divertirsi.


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mercoledì 11 novembre 2015

Concetto di EV e STOP - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
C'è una cosa che ammetto di aver dato per scontato fino a questo momento. Durante le lezioni passate avrete letto espressioni in cui si citano termini come STOP ed EV. Questi due termini sono di uso comune nel mondo della fotografia, e in un certo qual modo hanno il medesimo significato, per quanto si distinguano per una sottile differenza.
Vediamo di fare chiarezza, e di capire quando va usato il primo, e quando invece deve essere usato il secondo.
Sia STOP, sia EV, sono indicatori di luminosità. Entrambi indicano una variazione di un fattore due, sia in positivo, sia in negativo.
Cosa significa STOP?
Il termine STOP indica un aumento, o una diminuzione, della luce che raggiunge il sensore in funzione delle regolazioni impostate sulla macchina.

Tutte le impostazioni visionabili da display
sulla EOS700D
Sappiamo che per aumentare, o ridurre, la luce sul sensore della fotocamera dobbiamo agire su uno, o su più di uno, dei tre parametri che regolano l'esposizione di una fotografia (n.d.r. Apertura, Tempo, Sensibilità).
Se decidessimo di aumentare la luce agendo sull'apertura del diaframma, e fossimo a F/5,6, l'aumento di uno stop ci porterebbe all'apertura F/4 (n.d.r. Raddoppiando la luminosità rispetto all'apertura precedente), mentre la riduzione di uno stop ci condurrebbe a F/8 (n.d.r. Riducendo della metà la luminosità rispetto all'apertura precedente).
Analogamente, se volessimo invece agire sulla scala dei tempi e ci trovassimo con un tempo di scatto pari a 1/125", lo aumenteremmo di uno stop portando il tempo a 1/60" (n.d.r. Un tempo lungo il doppio porta il doppio della luce sul sensore), e lo ridurremmo di uno stop settando il tempo a 1/250".
Stesso discorso nel caso si agisse sulla sensibilità. Raddoppiare l'apporto di luce al sensore significa aumentare di uno stop la sensibilità, dimezzarla significa ridurre di uno stop il valore ISO.

E il concetto di EV? 
In ambito fotografico si usa l’acronimo EV per indicare il valore di esposizione (n.d.r. Exposition Value).
In pratica, il valore EV rappresenta l’effettiva luminosità presente nella scena.
Andando sul pratico, il valore EV=0 corrisponde a 2,5 Lux (n.d.r. unità di misura del flusso luminoso che incide sull’unità di area). Questo significa che una scena che ha flusso luminoso per unità di area di 2,5 Lux (ovvero 0 EV) potrà essere correttamente esposta utilizzando un obiettivo con diaframma aperto a F/1 e tempo di esposizione di 1 secondo utilizzando una sensibilità di 100 ISO.

Detto ciò, possiamo dedurre che ogni aumento o diminuzione di 1 EV significa che la scena, o il soggetto inquadrato, riceve rispettivamente il doppio o la metà della luce rispetto al valore di 0 EV.
I valori in EV, riferiti a un ipotetico EV=0, ci vengono indicati dall'esposimetro della macchina, o dall'esposimetro esterno, se lo stiamo utilizzando.
In conclusione, va utilizzato il concetto di STOP quando si parla di regolazioni della macchina fotografica, mentre va utilizzato il concetto di EV quando si descrive l'esposizione della scena che si vuole fotografare.

Nella pratica quotidiana si noterà che i due concetti verranno usati entrambi indistintamente. Da un punto puramente pratico converrebbe utilizzare il solo termine STOP, visto che comunque - parlando di fotografia - si cadrà comunque sempre sulle regolazioni della reflex, piuttosto che sulla luminosità reale di una scena.
Tipica scala di un esposimetro delle fotocamere reflex

Note Pratiche: Le moderne reflex permettono di muoversi anche su frazioni di STOP, e/o di EV. Osservando la scala dell'esposimetro della macchina si nota immediatamente che lo strumento è in grado di ottenere letture, ed indicare correzioni, pari a mezzo EV, o STOP se si parla di correzioni, così come di un terzo di EV, o STOP se si parla di correzioni.


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mercoledì 4 novembre 2015

La Messa a Fuoco (parte 3) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Fare fotografie in modalità Manuale implica un approccio alla fotografia un po' diverso dal canonico punta e scatta. Sono molti i parametri da impostare correttamente, e tra questi c'è pure la messa a fuoco del soggetto.

La prima cosa da fare, come sempre, è impostare la macchina in manuale. Il selettore della modalità di scatto va messo su M, e l'obiettivo va impostato su MF.

Inquadrate il soggetto. 
In testa all'obiettivo c'è una ghiera di piccole dimensioni, è l'anello di messa a fuoco.
Ruotando questo anello, e inquadrando il soggetto, potrete notare che l'immagine tende a sfuocare, o a diventare più nitida, a seconda di come lo muovete. 

Puntate al soggetto con il punto di autofocus centrale. 
Il punto centrale è l'unico punto attivo in modalità manuale. Esso vi suggerirà quando la messa a fuoco è avvenuta con successo. Potete anche ignorarlo e fidarvi solo dei vostri occhi, ma è comunque d'aiuto nelle situazioni in cui è difficile mettere a fuoco un soggetto. Quando, secondo la macchina, il soggetto sarà a fuoco, il punto centrale lampeggerà di rosso per qualche istante, la macchina emetterà un sono, e vi darà il solito segnale di messa a fuoco corretta (n.d.r. nella EOS700D si accende il pallino verde a lato del mirino).

A quel punto, sempre tenendo inquadrata l'immagine, potrete impostare i parametri relativi all'esposizione (n.d.r. Sensibilità, Apertura, Tempo), quindi scattare la foto.

Note Pratiche: Dovendo portare gli occhiali, in alcune situazioni mi capita di avere difficoltà nella visione dell'inquadratura attraverso il mirino. Non volendo passare alla modalità live view (n.d.r. Argomento che affronteremo in futuro), per diversi motivi, mi trovo costretto a togliermi gli occhiali. Ciò comporta però un problema ancora più profondo se lo scatto deve essere effettuato in manuale, ovvero il difetto ottico congenito che disturba la mia vista. Per ovviare a questo problema, senza utilizzare gli occhiali, e riuscire a mettere comunque a fuoco il mio soggetto, molti modelli di fotocamere reflex offrono la possibilità di eseguire una regolazione diottrica del mirino.
Agendo sulla rotellina è possibile ottenere immagini nitide pur non indossando gli occhiali. Il punto di riferimento da osservare per verificare che la correzione sia avvenuta con successo è la griglia di messa a fuoco del sistema autofocus. Tutti e nove i punti di messa a fuoco devono essere nitidi.
Se ciò non è possibile, allora anche il sistema diottrico non riesce a correggere il problema visivo dei nostri occhi. In quel caso sono disponibili delle lenti da applicare al mirino, vendute separatamente, in grado di offrire un spettro di correzione più ampio rispetto a quello offerto dalla regolazione integrata nella reflex.




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lunedì 2 novembre 2015

Giocare con la Fotocamera: Falling Drops Photography - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Il mini studio fotografico
E' parecchio tempo che volevo cimentarmi nella fotografia delle gocce d'acqua in caduta libera. Ho sempre ammirato quel tipo di fotografia, che appare così semplice, e allo stesso tempo tanto originale. Si tratta di un genere fotografico molto distante dalla Street Photography, o dalle fotografie delle vacanze, o di un viaggio, o anche degli scatti naturalistici (n.d.r. per quanto, fotografando l'acqua, a volte capita di immortalare le gocce).

Per cimentarmi con la Falling Drops Photography avevo bisogno di una certa pianificazione dei tempi, del materiale che mi era necessario, e di un set fotografico costruito ad hoc.
Come in ogni genere fotografico, è necessario fare un po' di esperienza per ottenere risultati migliori.
Per cui questo mio primo tentativo è di sicuro perfettibile, e già ho in mente delle migliorie al riguardo, ma magari ne parleremo in fondo a questo post. Nel frattempo vi illustro cosa ho preparato, e come l'ho fatto.

Per prima cosa avevo bisogno di un mini studio fotografico, visto che non potevo sfruttare grandi spazi. Ho costruito una sorta di Box di cartone dalle pareti bianche (n.d.r. Vedi foto a fianco). Il bicchiere ricolmo d'acqua è stato posto proprio al centro di questa 'scenografia'.

L'attrezzatura che ho utilizzato è la seguente:
  • L'immancabile Canon EOS700D;
  • Come obiettivi ho usato un 22-55mm per i primi scatti, per poi passare al 35-80mm;
  • Mirino a 90° della Polaroid;
  • GorillaPod SLR, che poi ho sostituito con un appoggio più basso per avere degli scatti a filo d'acqua, e non visti dall'alto;
  • Telecomando Canon RS-60E3;
  • Flash Remoto Canon Speedlite 430EX II;
  • Contagocce.
Ho impostato la fotocamera in modalità a scatto continuo, ISO automatico, apertura 55mm per i primi scatti, e poi 80mm per gli ultimi. Ho messo a fuoco al centro del bicchiere, bloccato il fuoco, riempito il contagocce, e poi... Mentre rilasciavo le gocce in caduta libera nel bicchiere, da un'altezza di circa 50 cm, ho dato il comando di scatto.
Tra un tentativo e l'altro ho prodotto 585 scatti, di cui ho salvato 38 foto.
Qui di seguito potete osservare alcuni scatti che ho ottenuto da questo primo esperimento. Le foto sono state pulite al computer, e aggraziate dall'applicazione di alcuni filtri fotografici.

80mm F/5.6 1/200" ISO200

80mm F/5.6 1/200" ISO400

80mm F/5.6 1/200" ISO400
Dei 38 scatti sopra citati, 17 sono visibili online sul mio account Flickr, in questo album.

L'intera sessione fotografica ha richiesto più di 2 ore di lavoro, a cui è stato necessario aggiungere un altro paio di orette al computer per selezionare gli scatti migliori, pulire le foto da eventuali schizzi indesiderati sulla lente, applicare i filtri fotografici, eccetera eccetera.

Alla fine mi ritengo soddisfatto dalla prima prova, anche se - come vi ho già anticipato - c'è ampio margine di miglioramento. Da questa esperienza cosa ho dedotto:
  • Usare un contenitore più ampio al posto del bicchiere.
  • Stare più lontano dal contenitore, gli schizzi che colpiscono l'obiettivo vanno a sporcare le foto. Conviene usare uno zoom più spinto, mettere la macchina sul cavalletto grande, e scattare le foto a distanza di sicurezza.
  • Illuminare meglio il set fotografico, così da non dover dipendere dai flash (n.d.r. anche se l'effetto stroboscopico rende i singoli scatti molto più affascinanti). L'uso del flash limita la velocità di scatto continuo per via dei tempi di ricarica. Molte delle 585 foto mostrano la superficie agitata dell'acqua e non le gocce in caduta libera, e neppure l'impatto con la superficie dell'acqua stessa. Una alternativa potrebbe essere quella di far cadere le gocce da un'altezza più grande così da mantenere i flash e guadagnare qualche secondo per la loro ricarica. Bisogna valutare pro e contro delle varie tecniche.


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