mercoledì 27 aprile 2016

Come Fotografare le Stelle (parte 2) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
La fotografia digitale è stata una bella rivoluzione, siete d'accordo? Con una fotocamera digitale è possibile verificare immediatamente il risultato, non si hanno limiti pratici al numero di foto che si possono scattare, per lo meno in confronto alla pellicola, e si può cambiare la sensibilità (n.d.r. ovvero gli ISO) tra uno scatto e l'altro... Senza contare la maggiore risoluzione delle immagini, e la praticità con cui si possono gestire le immagini, elaborarle, e stamparle.

La molto discussa Canon EOS 60Da
Di contro, e qui veniamo all'affermazione con cui ho concluso la prima parte di questo argomento, i sensori digitali sono più sensibili al mosso, e non è possibile fare una fotografia con tempi di esposizione superiore ai 5 minuti (circa) senza compromettere l'immagine. Difatti i sensori CMOS sono troppo sensibili, e soggetti a interferenze (n.d.r. che di solito vengono considerate come Rumore Elettronico). Con tempi di esposizione molto lunghi è sufficiente la luminosità del cielo per accecare la foto (n.d.r. ricordate com'era chiaro lo scatto ottenuto con tempi pari a 90 secondi?), e a ciò si aggiunge il calore prodotto dai componenti elettronici della fotocamera stessa, che può andare a interferire e a ingannare il sensore). Non è un caso che in astrofotografia, nei telescopi, di solito si usino sensori CCD. E' per certi versi una tecnologia obsoleta, con minore risoluzione, ma è totalmente immune ai problemi descritti qui sopra.

Cosa bisogna fare allora? Si può acquistare una Canon EOS 60Da, progettata appositamente da Canon per la astrofotografia? Oppure far modificare la reflex, applicarvi un filtro Baader BCF-1 o, forse meglio, un IR-cut, e magari anche predisporla agli scatti prolungati con un sistema di raffreddamento?
Forse no!
Un ipotetico Dark Frame.
I puntini chiari sono dovuti
al rumore rilevato dal sensore
C'è una tecnica che vi potrebbe essere d'aiuto senza spendere cifre esorbitanti, e senza modificare artigianalmente la vostra fotocamera.
Se poi la passione per l'astrofotografia vi prenderà, potrete pensare a comprare un bel telescopio dotato di fotocamera CCD, e non avrete più alcun problema.
La tecnica è semplice, ma allo stesso tempo richiede molto lavoro. 
Si tratta di scattare, oltre alla foto che volete, anche un Dark Frame, e un Flat Field. 
Un ipotetico Flat Field.
Se il sensore non avesse difetti
l'immagine sarebbe bianca uniforme
Il primo ci mostrerà il rumore prodotto dal sensore della fotocamera.
Il secondo serve a compensare una errata lettura dell'informazione luminosa, che di solito è generata da micro imperfezioni delle ottiche, del sensore, della fotocamera in generale.

Il Dark Frame si ottiene scattando una foto con l'obiettivo coperto.
Il Flat Field si ottiene scattando una foto a un soggetto uniformemente illuminato, meglio se è bianco.

Ok... ho omesso un dettaglio: La procedura è un po' più complessa di quello che sembra. Tutto va fatto sul campo, al momento in cui si decide di fotografare un soggetto astronomico. Il principio è quello di eliminare il rumore elettronico dalla vostra fotocamera, per cui, per essere sicuri che ciò avvenga al meglio, bisogna fare diversi scatti (n.d.r. Di solito una decina), sia del soggetto, sia del Dark Frame, sia del Flat Field.

Ne capirete il motivo mano quando osserverete le vostre prime foto. I Dark Frame non appariranno tutti uguali, così anche i Flat Field, e... Persino le foto al vostro soggetto.

Non spaventatevi, quando sarete a casa, attraverso software appositi (n.d.r. Ne esistono di molto validi, gratuiti, specie nella galassia Windows, su Mac sono più difficili da trovare... Ma vanno bene anche software di fotoritocco come Photoshop e concorrenti, per quanto non siano stati pensati per questi scopi. Qui ce n'è uno che potrebbe fare al caso vostro... Giusto per dare un punto di partenza), riuscirete velocemente a ottenere la foto che desiderate.

In pratica bisognerà comporre tre immagini. Un Master Dark Frame ottenuto dalla sovrapposizione di tutti i Dark Frame scattati subito dopo alle foto vere e proprie. Un Master Flat Field, anch'esso ottenuto dalla sovrapposizione dei Flat Field presi sul campo, e infine una Master Picture ottenuta dalla sovrapposizione dei vari scatti al vostro soggetto.
Fatto ciò, bisognerà sottrarre dalla Master Picture il Master Dark Frame, e di seguito aggiungere il Master Flat Field. E' più complicato da dire che da fare, i software faranno tutto il lavoro sporco, voi dovrete solo valutare i risultati... Che potrebbero essere come la foto sottostante, che mostra la Galassia di Andromeda, la M31, e che non è mia perché è impossibile da ottenere senza un inseguitore astronomico, e io non ce l'ho. E' presa da un manuale di astrofotografia che ho scaricato dalla rete (n.d.r. Troverete tutti i riferimenti nella Bibliografia, nell'ultimo post di questo corso).



L'immagine è stata ottenuta componendo vari scatti, in questo caso ottenuti persino con setup differenti con una Canon D350 non modificata. La tabella qui sotto mostra cosa ha fatto il fotografo per ottenere l'immagine.


A tutto ciò, ovviamente, vanno aggiunti una decina di Dark Frame e altrettanti Flat Field... Un lavoro duro, ma il risultato è allettante, non trovate anche voi?

E se volessimo fotografare i pianeti, o addirittura il Sole? Ne parleremo nella terza e ultima parte di questo capitolo.



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mercoledì 20 aprile 2016

Come Fotografare le Stelle (parte 1) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Affrontare l'argomento Astrofotografia non è come affrontare un qualunque altro argomento tra quelli visti fino ad adesso. Comprendo che, non appena si ha in mano una fotocamera reflex di buon livello, per quanto ancora nella scala delle prosumer, vien voglia di scattare qualche foto al cielo.
Il problema è che la fotografia astronomica non va presa sottogamba. Fotografare una stella non è come fotografare un albero.
Qui di seguito cercherò di spiegare quali sono i problemi che si incontrano quando si intraprende questa tipologia di arte fotografica, quali strumenti sono necessari, e cosa bisognerebbe fare per ottenere foto all'altezza di quelle che siete abituati a vedere online. Cercherò di farlo andando per gradi, percorrendo i passi che probabilmente percorrereste da soli, così da cercare di risolvere ogni questione un passo alla volta.

La Luna! 

F/00 ISO1600 1/25" 1000mm
Appena si ha in mano una fotocamera e un teleobiettivo potente, si pensa subito alla Luna. La Luna è facile da fotografare, è molto vicina e ben illuminata. Soprattutto, ai nostri occhi, è ferma; non ruota su sé stessa, e il suo moto nella sfera celeste è 'lento' rispetto a una qualsiasi stella, che trovandosi molto più lontana, appare estremamente più veloce ai nostri occhi.
Lo scatto qui a fianco l'avete già visto in passato. Ne ho parlato qui, per cui non tornerò a descriverlo nei dettagli. 
Realizzare una foto di questo tipo è abbastanza semplice, tant'è che l'ho realizzata dal terrazzo di casa, ma al primo tentativo capirete di aver bisogno di alcuni attrezzi fondamentali, ovvero un treppiede bello stabile, e un comando remoto
Le vibrazioni sono il vostro principale avversario, e dovete evitarle il più possibile, sempre!
Fatta la Luna, si pensa ai pianeti, alle stelle, alle galassie, alle costellazioni, al Sole. E son dolori. La prima cosa che si fa è puntare la fotocamera al cielo e scattare la foto. Solo che il risultato è deludente. Proprio come la foto che segue:

F/4 ISO1600 90" 50mm
Ho realizzato questa foto con un obiettivo molto luminoso, il 50mm F/1.8 della Canon di cui vi ho già parlato in passato. L'immagine inquadra la costellazione del Cigno, ma riconoscerla è davvero difficile. Sono stati compiuti diversi errori, e qui sotto ve li elenco.
  1. Ho scattato la foto dalla finestra di casa. Tempi lunghi e le luci del mio quartiere, per quando di fronte a me ci sia un parco, hanno fatto sì che la foto sia estremamente sovraesposta. Questo tipo di fotografia pretende location prive il più possibile di inquinamento luminoso. Anche l'atmosfera ci mette del suo, per cui è sempre necessario valutare il cielo prima di decidere cosa fotografare. Se la serata è ventosa, probabilmente l'aria sarà trasparente, ma il seening sarà pessimo (n.d.r. le turbolenze atmosferiche portano a immagini sfuocate) per cui converrà fotografare soggetti poco luminosi. Se invece la serata sarà calma, l'atmosfera sarà meno pulita per via dello smog, delle polveri sospese, e ciò bloccherà parte della luce proveniente dagli astri, e favorirà l'inquinamento luminoso perché rifletterà le luci provenienti dal basso; in questi casi sarà meglio dedicarsi agli oggetti più luminosi del cielo.
    In generale, sarà sempre meglio allontanarsi dalle città, e scegliere location meno illuminate possibile.
  2. Ho scattato in Jpeg. Ciò mi impedisce di andare a correggere l'immagine in post-produzione. Bisogna scattare in formato Raw.
  3. La foto è mossa. Non è colpa mia (n.d.r. O meglio... l'ho fatto a posta per farvi notare cosa accade). Ho scattato usando sia il treppiede, sia il telecomando. Il problema è che la Terra ruota, e lo fa velocemente. Un minuto e mezzo di esposizione è davvero troppo. Senza gli strumenti giusti è meglio non superare i 15 secondi di esposizione.

Questa foto ci porta a prendere in esame l'acquisto di un inseguitore equatoriale, ovvero di uno strumento che segue la volta celeste, e che di conseguenza ci permetterà di ottenere foto che non siano mosse. Ne esistono molti sul mercato, il Vixen si adatta al treppiede che già possedete e può risultare comodo da trasportare rispetto a un treppiede con inseguitore astronomico. Alcuni di questi, però, hanno il vantaggio di essere dotati di un mini computer con una mappa stellare integrata. Usando questi strumenti è possibile puntare con precisione la fotocamera al corpo celeste che si desidera riprendere, cosa che invece il Vixen non permette, se non manualmente, attraverso una discreta conoscenza del cielo, o il possesso di una mappa stellare, o ancora di un software con le mappe stellari (n.d.r. Ce ne sono molti in commercio, e molti anche gratuiti, anche installabili su Smartphone e Tablet).

Proviamo allora a stare sotto i 15 secondi, così non dobbiamo spendere cifre esorbitanti, per lo meno finché siamo agli inizi e ancora non sappiamo se questa curiosità iniziale diventerà passione o meno.

F/1.8 ISO800 4" 50mm
Questa volta sono stato bravo. Ho scattato in Raw, così da poter correggere l'esposizione ed eliminare  l'inquinamento luminoso, in questo mi ha aiutato anche il tempo di scatto più breve, e la sensibilità meno elevata. 
Ho perso qualche stella di contorno, ma mi interessava il Cigno, ricordate? Lo vedete qui a fianco.
La foto, per questioni di inquadratura dalla finestra e di larghezza focale dell'obiettivo usato, mostra solo una parte della costellazione.
Se osservate le due immagini noterete sicuramente Etamin, che è giallina, poco sopra il centro dell'immagine. Rastaban è davvero poco luminosa, quasi invisibile rispetto alle sue compagne. E' facile da identificare anche il Dragone... Insomma, sono quasi sicuro di aver inquadrato bene la costellazione ma ciò - in questo momento - è di importanza secondaria.

Dobbiamo invece concentrarci sulla fotografia, che in questo caso appare nitida, per lo meno molto più nitida, e ferma, della precedente.

In realtà, ingrandendola di molte volte, scopriremo che ogni stella sarà avvolta da una sorta di nebbiolina colorata. Si tratta di aberrazioni cromatiche a cui difficilmente potremo ovviare, se non in post-produzione, e dopo aver scattato le foto con alcuni accorgimenti importanti, se non fondamentali.

Del resto, il problema, è la vostra fotocamera!
Ma di questo parleremo nella seconda parte dell'articolo, la prossima settimana.



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mercoledì 13 aprile 2016

Come Fotografare in Bianco e Nero - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Un classico rullino ISO200 da 27 scatti
Quando ho cominciato a dilettarmi con la fotografia, ormai parecchi anni fa, esisteva solamente la fotografia su pellicola. Si poteva scegliere se scattare diapositive (n.d.r. Con pellicole in 'positivo', e una resa dei colori davvero stupefacente, anche se poi dovevano essere viste attraverso dei proiettori appositi), o usare rullini per la stampa su carta (n.d.r. in questo caso le pellicole erano in negativo, e il processo di stampa riportava sulla carta il positivo, ovvero l'immagine così come la vede l'occhio umano). 

Questi ultimi si dividevano in due macro categorie, ovvero rullini per la fotografia a colori, e rullini per la fotografia in bianco e nero.
Scattare fotografie, all'epoca, pretendeva di essere consci in anticipo di ciò che si avrebbe dovuto affrontare. La scelta del rullino sbagliato non poteva che essere il primo passo per un errore irrecuperabile. In base ai miei gusti del tutto personali, e all'esperienza che mi ero fatto sul campo, solitamente utilizzavo rullini ISO200 a colori (n.d.r. E correggevo di un mezzo stop l'esposizione quando fotografavo all'aperto con molta luce) perché ne apprezzavo la resa cromatica, di solito quelli prodotti da Kodak (n.d.r. I Kodak avevano migliori performance con i toni rossi, le Fuji con il verde, gli Agfa con l'azzurro). Sul Bianco e Nero preferivo utilizzare degli ISO400, e avrei scelto anche delle sensibilità più alte (n.d.r. Sempre correggendo poi di qualche stop l'esposizione quando necessario), per via della grana che, sì, è vero, fa perdere dettaglio, ma è anche vero che rende le immagini più 'calde' e piacevoli da guardare).

Per ottenere l'effetto sfumato sul chitarrista ho messo a fuoco
il tabellone alle sue spalle e mi sono affidato all'effetto Bokeh
offerto dal teleobiettivo.

F/6.3 ISO100 1/400" 135mm
Fare una bella foto richiedeva molta attenzione, specie col bianco e nero, perché non c'era modo di avere un'anteprima di quanto si stava visualizzando, e si doveva comprendere come certi colori sarebbero apparsi in stampa monocromatica. Ci voleva... Esperienza, pratica, e anche un bel po' di colpo d'occhio.
Il limite più grosso, ovviamente, era quello che, una volta messo un rullino in macchina, si poteva scattare solo con quel rullino, a meno di non buttare via gli scatti non ancora eseguiti, e fare un cambio al volo di pellicola. Negli ultimi anni ero riuscito a ovviare a questo problema acquistando una nuova fotocamera, e tenendo la vecchia in uso, così da avere sempre a disposizione sia il bianco e nero, sia il colore.
Altri tempi. Oggi ci pensa l'elettronica a risolvere il problema. 
Le fotocamere possono essere impostate per scattare sia a colori, sia in bianco e nero (n.d.r. E con altri effetti creativi che, sinceramente, lascio agli amanti di Instagram), e scattando in Live View è possibile vedere in tempo reale l'immagine con l'effetto già applicato. 
In pratica, è possibile scattare in bianco e nero osservando il soggetto già in bianco e nero attraverso lo schermo della fotocamera.
Mica male. E' ovvio che dal mirino ciò non è possibile, a meno che non abbiate una fotocamera Bridge, o Mirrorless, ove il mirino è sempre elettronico. Nelle Reflex il mirino è ottico, per cui se si scatta una foto osservando il soggetto dal mirino, lo si vede sempre a colori.

Un dettaglio della pagina del manuale della EOS700D dedicata al Bianco e Nero

Se però siete degli smemorati come me, e dimenticate di reimpostare la fotocamera alle condizioni standard dopo aver applicato qualche setup particolare (n.d.r. A me capita spesso quando lavoro in priorità di tempi, con tempi lunghi), correrete il rischio di fare dei bianco e nero quando invece vorreste delle foto a colori... Per cui, visto che parliamo di foto digitali, c'è una alternativa più che valida che possiamo sfruttare: la post-produzione.

Trasformare in bianco e nero una fotografia è piuttosto semplice. Tutti i programmi di foto-ritocco lo fanno senza sforzi. Più difficile è invece ragionare sull'inquadratura, sul contrasto, e sull'uso dei colori. Come vi avevo già anticipato, i colori, col bianco e nero, non appaiono sempre come ce li si aspetta. 
In TV, ormai diversi decenni fa, i presentatori usavano abiti color verde smeraldo per apparire sullo schermo con eleganti completi grigi. Tenetene conto!
Come vi ho già anticipato, io amavo il bianco e nero sgranato, per cui cerco sempre di applicare il Bokeh, e non solo negli sfondi. 

F/16 2,5" ISO100 55mm + Filtro ND
Mi capita di volerlo applicare direttamente sul soggetto, come accade nella foto del chitarrista a inizio articolo, o addirittura come avviene nella foto del lago qui a fianco, ove l'uso di tempi lunghi di esposizione, di un filtro ND, il tutto per rendere vellutato lo spruzzo della fontana, va ad amplificare i chiaro-scuri, e persino il micromosso risulta piacevole.
E' evidente che i chiaro-scuri possono essere sistemati anche in post-produzione, senza bisogno di particolari artifizi al momento dello scatto, ma è altrettanto evidente che, se si scatta una foto avendo già in mente cosa si vuole ottenere, il risultato sarà migliore. Senza dimenticare che le correzioni applicabili su un Jpeg sono limitate, per cui dovreste ricordarvi di optare per il RAW, e poi dedicare molto tempo alla sua elaborazione per ottenere una bella foto.
Dipende da quante foto fate, dal tempo libero a disposizione, dal tipo di fotografi che siete (n.d.r. I professionisti lavorano in RAW. Gli amatori esigenti pure. Gli amatori normali lo fanno quando è necessario. Gli apprendisti, di solito, partono dal Jpeg perché non hanno la pazienza di lavorare al computer su ogni scatto che hanno realizzato).

Un altra cosa molto efficace nelle fotografie in bianco e nero è il forte contrasto. Lo si può ottenere facilmente aumentando di uno stop l'esposizione della fotocamera, e magari correggendo leggermente il tiro quando ci si trova davanti al computer (n.d.r. Se non si è indovinato il giusto compromesso).

F/5.6 1/60" ISO100 22mm

La foto qui sopra ne è un esempio lampante. Volevo rappresentare una sorta di famigliola di barche, con due adulti, rappresentati dai due barconi affiancati e ormeggiati a riva del canale, e il figlioletto,  più piccolo e legato al barcone più grande. Vista a colori l'immagine non rende molto, ma in bianco e nero offre un punto di vista differente, un po' retrò, un po' più 'marinaro'.
In questo caso non ho corretto l'esposizione, è stato sufficiente mettere a fuoco un punto 'scuro' dell'inquadratura per ottenere l'effetto che desideravo. Però non bisogna esitare, se già si intuisce ciò che si potrebbe ottenere da una inquadratura, o da una immagine che si vuole immortalare. Non è difficile, e con la pratica viene istintivo... Per cui non fatevi cogliere dallo sconforto se i risultati non sono quelli sperati e fate tesoro dei vostri errori per gli scatti che verranno.
E' sempre importante mandare un messaggio, costruire un'immagine che offra una interpretazione, o che regali delle emozioni.
Come avviene in quest'ultima foto, dove ho pensato a una inquadratura in stile britannico, e tutto mi è stato suggerito dalla Mini parcheggiata in riva al canale. Fortuna ha voluto che al momento dello scatto sia comparso un uomo in impermeabile proprio alle spalle della vettura. 

F/5.6 1/80" ISO250 55mm

I finestroni ampi della costruzione alle spalle della vettura, i due ragazzi a lato, il portone elegante, e l'uomo in impermeabile sono i dettagli che cercavo per ottenere questa foto. Lo ammetto, ero su un battello in quel momento, e la fortuna è stata fondamentale per ottenere l'inquadratura che potete osservare. 
La fortuna è sempre un elemento importante che il fotografo non deve mai trascurare.
Bisogna crearsela, è ovvio. Nulla cade dal cielo gratuitamente. Però, se non si osa, non si ottiene.

Per concludere: Il bianco e nero è una soluzione elegante in molte occasioni. E' ottimo per i ritratti, per scatti in mezzo alla natura, per scatti urbani. Ci vuole solo un po' d'occhio per via della questione cromatica, e un briciolo di attenzione da dedicare ai contrasti. Per il resto è come scattare una fotografia a colori.
L'importante è divertirsi, l'importante è imparare dagli scatti realizzati in passato, sia che essi siano stati ottenuti per caso fortuito, sia che siano stati ottenuti perché attenti a ogni dettaglio. Gli errori insegnano molto di più delle foto venute bene, per cui è sempre meglio non buttare subito le foto che non piacciono. E' meglio osservarle con attenzione, cercare di capire cosa è andato storto, così da non ripetere più ciò che si è fatto in passato, o per lo meno, tentare di comprendere come evitare l'errore in futuro.

Note Pratiche: Scattate molte foto, e osservate i bianco e neri realizzati da autori famosi, sia di oggi, sia di ieri. La fotografia digitale è un arte un po' differente rispetto a quella di un tempo su pellicola, ma lo studio di una inquadratura, la valutazione di colore e contrasto, quelle sono cose che devono essere applicate sempre alla stessa maniera. Se volete osservare i miei bianchi e nero, ho creato un album a posta, su Flickr, e lo potete raggiungere semplicemente cliccando qui.



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mercoledì 6 aprile 2016

Come Fotografare i Paesaggi (parte 3): Paesaggi Naturali - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
E' probabile che alcuni concetti tendano a ripetersi. Quanto introdotto nella prima parte dell'argomento Paesaggi, è applicabile sia nel mondo urbano, sia nel mondo naturale. Il vantaggio della natura è che tende ad essere trasversale ai concetti di bellezza che la razionalità impone alle realtà urbane e umanizzate. La natura è... Sì, è selvaggia, ha regole tutte sue, la cui principale caratteristica è che ogni regola può essere violata pur di sopravvivere.
Ecco! Io credo fermamente che le fotografie dedicate alla natura debbano evidenziare l'istinto di sopravvivenza che è insito in ogni forma di vita, vegetale e animale, e che è alla base della natura stessa.
Non è un caso che inizi a parlare di questo argomento proprio con la foto sottostante.


Questa immagine è stata catturata alla Reggia Venaria di Torino, quindi non un ambiente naturale vero e proprio. Però il fungo è cresciuto dove non ce lo si aspetta, tra dei sassi, nel bel mezzo - se non ricordo male - di un'opera artistica esposto nell'ampio giardino della reggia.
Non si tratta neppure di un paesaggio... Ma ricordate quanto vi ho detto in passato? 
A volte, per riprodurre un ambiente è meglio concentrarsi sui singoli dettagli. 
Io credo che questa immagine rappresenti bene quanto i miei occhi avevano ammirato. Si trattava di un'area completamente ricoperta di sassi scuri come quelli che appaiono nell'immagine. Il fungo chiaro era l'unico elemento fuori posto. Avrebbe avuto senso fotografare una vasta area di sassi scuri? O forse ha avuto più senso focalizzarmi sull'unico elemento distintivo di quell'area? A voi la risposta.

I campi di fiori sono una vera maledizione. 

Sono bellissimi quando sono vasti, ma in fotografia non rendono mai, perché non si riesce davvero a trasmettere l'idea di 'vasto' in un rettangolo con dei confini ben precisi. E' per questo che, come ho già detto poco fa, è meglio dedicarci al dettaglio, come con la coppia di denti di leone della foto qui a fianco (e vi assicuro che attorno a loro ce n'era un campo intero... è stata dura non inquadrarne altri per sbaglio).
L'inquadratura è fondamentale, è come essere registi di una storia che va narrata per immagini, come fosse lo storyboard di una pellicola. Per cui non si deve lasciare nulla al caso.
In questo la natura ci viene spesso in aiuto, visto che non segue regole razionali, spesso capita di avere ciò che si desidera sempre a portata di mano.
Non a caso, la foto che segue va a contraddire quanto affermato poco fa, ovvero sulla necessità di concentrarsi sul dettaglio. In questa foto è la moltitudine di tulipani che rende l'immagine efficace. Non c'è un vero soggetto principale. E' l'insieme che funziona come deve.


Nota a margine: Entrambe le foto qui sopra sono state scattate al parco Sigurtà, a Valeggio sul Mincio.

Ma passiamo alla tecnica. Ricordiamoci dell'effetto Bokeh, dello sfumato. In natura, come anche nei ritratti fotografici, lo sfumato è la morte sua... Ci sta davvero bene. Per cui armiamoci di un obiettivo molto luminoso, o di un bel teleobiettivo (n.d.r. quest'ultimo ci costringerà a guardare da lontano ciò che abbiamo vicino). 
Vediamo questa tecnica applicata alle foto che seguono.


I tronchi sono il soggetto, e forniscono anche la linea guida per perdersi oltre l'orizzonte, ovvero nelle acque del lago di Paneveggio, che brillano indistinte nello sfondo. 

Nella foto a fianco, invece, sempre un tronco domina l'inquadratura, questa volta per mostrare un dettaglio, l'occhio disegnato sulla corteccia da un ramo che non è mai cresciuto.
Lo sfondo è sfuocato, e sovraesposto. Il verde del bosco diventa brillante, e gli alberi in lontananza si distinguono appena.
La foto è scattata nei pressi delle Cascate del Dardagna. Il singolo tronco ci mostra, in realtà, un fenomeno abbastanza diffuso in quei boschi. Molti alberi, difatti, hanno una corteccia dotata di 'occhi' come quello immortalato (n.d.r. Ancora una volta, il dettaglio racconta l'assieme).

Anche il flash può venire utile per raccontare la natura. La foto che segue è stata scattata a Bazzano, in prossimità della piccola rocca che domina il paese. 


La luce del flash - e per una volta è proprio la luce diretta che fa la differenza - trasforma l'orizzonte in pura oscurità, in ignoto più completo. Cosa c'è oltre quei pochi ciuffi d'erba e rami che ho immortalato? Il vuoto. Quella vegetazione, infatti, cresce su un parapetto in pietra delle mura della rocca. Oltre di essi c'è un piccolo strapiombo che da su una delle strade secondarie del paese. L'uso del flash ha cancellato tutte le luci tipiche del centro urbano, più deboli visto che erano più lontane, e l'effetto ha enfatizzato il concetto di vuoto che volevo esprimere.

E poi c'è l'acqua. Io adoro l'acqua in ogni sua forma. 

Fotografare l'acqua è un arte, perché è sempre uguale a sé stessa, e allo stesso tempo è sempre diversa. Si può scegliere se usare tempi lunghi e trasformarla in una sorta di tessuto vellutato (n.d.r. Ricordatevi l'uso del filtro ND, o di controllare la quantità di luce ambientale, per evitare immagini sovraesposte), o congelare le singole gocce che cadono disciplinate da una roccia.
La foto qui accanto è stata scattata alle Cascate del Dardagna, e inquadra una piccola cascatella di un piccolo torrentello che non ha a che fare con il complesso meraviglioso che offre il Dardagna. Ma con i tempi giusti, e l'inquadratura che ne valorizza gli sforzi, è saltato fuori un bello scatto (n.d.r. Anche se ammetto, non avendo un cavalletto, ho dovuto accettare un po' di micromosso).

In quest'altra foto, scattata a Labante, ho invece usato tempi molto brevi e una ripresa dal basso. La conformazione delle rocce era tale da far apparire la cascata come le fauci di un coccodrillo affamato.
La caduta delle acque in questo caso si mostra come una fila di goccioline che discendono, come al rallentatore, dalla cima verso il suolo.
E' curioso, per quanto ovvio, che un tempo di scatto lento si ottengano foto in cui il movimento appare accelerato, e che invece il tempo di scatto rapido produca una sorta di rallentatore.
L'acqua offre molte opportunità per sbizzarrirsi con la fantasia, e con la strumentazione che si ha in dotazione. Che sia inquadrata da vicino, da lontano, con dei filtri appositi (n.d.r. Provate a scattare una foto usando il filtro Polarizzatore e scoprirete quanto può diventare limpida, al punto da vedere il fondale, o i pesci che vi nuotano).


Oppure potrete mettere in risalto la levigatezza delle rocce mangiate dalle infiltrazioni, nelle grotte, come avviene nello scatto qui sopra, ottenuto nelle grotte di Labante, con Polarizzatore e tempi né brevi, né lunghi (n.d.r. Lo potete notare dalle goccioline che cadono, di cui si intravede la scia luminosa).

Infine, non mi rimane che parlare degli spazi aperti. Non è che li ami particolarmente. Io preferisco i dettagli, ma bisogna ammettere che certe vedute sono mozzafiato. E come fare per rendere mozzafiato anche le foto di queste vedute?
No! Niente grandangolo. Distorce le immagini. Evitate. 
Cercate di rimanere sopra i 24mm, il 35mm sarebbe perfetto.


La foto qui sopra ci porta sulle cime del Pordoi. L'inquadratura è equilibrata tra cielo e terra, le nuvole fanno da contorno in modo perfetto. Il panorama offre una vista che segue le rocce, dal centro in basso, salendo verso sinistra, per poi di nuovo convergere verso il centro, e cadere nel vuoto nella valle sottostante, che è mezza coperta dall'ombra delle nubi, e mezza illuminata da refoli di sole che provengono dalle nostre spalle.
E' sempre importante creare un filo conduttore.
E' sempre importante offrire delle linee guida allo sguardo di chi osserva la foto. E' per questo che in questo tipo di immagini c'è assolutamente bisogno di un soggetto in primo piano da cui far partire l'osservazione.

Note Pratiche: Come sempre, consultate la rete, guardate esempi famosi, e meno famosi, di foto naturalistiche. Volendo, potete partire anche da qui, che è il mio album su Flickr dedicato ai paesaggi naturali.



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