mercoledì 30 dicembre 2015

Giocare con il Movimento: Il Panning - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Scattare foto d'azione, o foto a soggetti in rapido movimento, può spaventare i fotografi meno scafati.
Nonostante le fotocamere odierne abbiano dei preset che aiutano questo tipo di scatti (n.d.r. Qui a fianco è indicato il preset sulla ghiera della Canon EOS700D), non sempre le foto vengono come le si immagina, un po' a causa dell'inesperienza, un po' perché per ottenere foto d'effetto è necessario andare un po' oltre alle tecniche di base per scattare una buona foto.

Una tecnica fondamentale per ottenere ottime foto in movimento è il Panning.
F/6.3 ISO100 1/125" 55mm
Per il Panning è necessario utilizzare tempi di scatto ridotti. E' inoltre necessario seguire il soggetto, muovere la fotocamera alla stessa velocità a cui si muove quest'ultimo, cercando di tenerlo inquadrato sempre nella stessa posizione del fotogramma. 
Ciò consentirà di ottenere una foto dove il soggetto è perfettamente a fuoco, e lo sfondo in movimento, dando così il senso della velocità.

Ammetto che è necessario allenarsi un pochino per cercare di mantenere inquadrato il soggetto mentre lo si segue con la fotocamera, anche perché l'inseguimento deve proseguire anche durante lo scatto, e per qualche secondo anche dopo lo scatto, altrimenti l'effetto verrebbe meno. In più, al momento dello scatto, il mirino si oscura, e ciò rende tutto più complicato.
A vantaggio del fotografo c'è l'uso di tempi rapidi. La gamma di velocità dell'otturatore dovrebbe essere per lo meno nel range tra 1/15" e 1/60", a seconda della velocità del soggetto.
Potete trovare aiuto anche nell'uso di un treppiede, o di un monopiede, se il soggetto si muove in modo lineare prevedibile (n.d.r. per esempio una automobile, o un treno, o un cavallo che corre di fronte a voi). Il più delle volte, però, dovrete affidarvi solamente a voi stessi...
E' importante evitare il più possibile i movimenti bruschi, cercare di muoversi solo in una direzione (orizzontale) e ridurre al minimo i movimenti verticali e l'inclinazione. Soprattutto bisogna essere fluidi, convinti, e non muoversi a scatti.
Potete inoltre farvi aiutare dallo scatto continuo, come ho fatto per il gabbiano soprastante. Ammetto che quando l'ho visto, non avuto tempo per impostare a dovere la macchina, per cui mi son dovuto fidare dello scatto continuo e dell'automatismo, che ha preferito un tempo veloce veloce, impostato su 1/125", che forse non è l'ideale... Ma il gabbiano era velocissimo e ciò mi ha salvato. L'importante è mettere a fuoco il soggetto in modo che l'automatismo non si confonda con ciò che sta alle sue spalle, o davanti a esso.

Qui di seguito vi riporto l'intera sequenza di immagini scattare per il gabbiano...











In questa sequenza ho messo a fuoco il gabbiano quando era di fronte a me, un'immagine facile da inquadrare e mettere a fuoco correttamente. Poi ho dovuto solamente scattare a ripetizione con l'accortezza di seguire il volo dell'uccello senza perdere l'inquadratura, e soprattutto la messa a fuoco. 
E' da notare che nel momento in cui il gabbiano si trova all'apice del suo volo le foto siano venute sovraesposte. Ciò è dovuto al fatto che la messa a fuoco è stata fatta sulla prima immagine, quando il gabbiano volava basso, in una zona in ombra.

Questo tipo di scatti richiede un po' di esperienza. Bisogna provare e riprovare, soprattutto è necessario riuscire a muoversi seguendo il soggetto, mantenendolo inquadrato, e a fuoco, anche quando l'immagine scompare dal mirino durante gli scatti.

Note Pratiche: Se avete un obiettivo stabilizzato che non prevede una posizione per il Panning, disattivate lo stabilizzatore, altrimenti il sistema potrebbe tentare di correggere l'effetto movimento, rovinando la foto. 

Note Pratiche 2: Vista l'impossibilità di utilizzare lo stabilizzatore, l'uso dello scatto continuo aiuta a ridurre al minimo le vibrazioni della fotocamera.



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mercoledì 23 dicembre 2015

Giocare con gli Obiettivi: Il tappo Stenopeico - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
La mitica scatola delle sorpresine del Mulino Bianco
Le prime lezioni di fotografia le ho ricevute da bambino, grazie a un maestro delle elementari che mi permetteva di provare la sua Pentax completamente manuale. Fu lui a spiegarmi per la prima volta come funzionava una macchina stenopeica, in pratica, a spiegarmi come funzionavano le prime macchine fotografiche. 
Ricordo che, da bambino costruii due macchine di questo tipo: una piccolissima con una scatola delle sorpresine del Mulino Bianco, una più grande con una scatola da scarpe. Ci giocavo come se quegli schermi artigianali fossero il mirino del mio aereo da combattimento. Vedevo le immagini rovesciate, al centro avevo disegnato una sorta di tacca di mira... La fantasia dei bambini è davvero senza confini.

Passarono gli anni, ebbi la mia prima fotocamera reflex, dimenticai la spensieratezza delle camere stenopeiche, e mi dedicai alla fotografia su pellicola da 35mm. Il mio primo incontro con una Holga fu più o meno cinque anni fa, guardando una vetrina in centro città. Pensai fosse una macchina fotografica per bambini... Quanto mi sbagliavo... La Holga è una macchina stenopeica funzionante.

Una foto scattata da una Holga
La peculiarità di questa macchina è quella di non dare mai un risultato certo. Fa 'foto brutte', spesso sfuocate, con grande vignettatura, e colori sparati. Solo che queste 'foto brutte' sono davvero belle... per lo meno, il più delle volte hanno qualcosa di davvero unico, incredibile. Qui a fianco potete osservare una foto scattata con una Holga, immagine che ho trovato online grazie a google.

Come funziona? Esattamente come funzionavano le prime macchine fotografiche. Non ha un obiettivo. Possiede solo un otturatore a scatto. La pellicola va avvolta manualmente. E al posto dell'obiettivo c'è un forellino infinitesimale che è posizionato esattamente in modo che la macchina abbia un fuoco infinito. Il tempo di scatto è impostato da una sorta di timer. La sensibilità dipende dalla pellicola inserita.

L'obiettivo Holga
Le immagini create da questa macchinetta mi hanno sempre incuriosito, mai a sufficienza per comprarne una, ma comunque abbastanza per tornare a pensarci ogni tanto. E così, qualche tempo fa, curiosando su Amazon, ho scoperto che esiste un obiettivo Holga da attaccare alla mia Canon. In realtà ne esiste un set completo, e addirittura uno che ha un sistema a revolver tale da permettere di cambiare l'effetto 'Holga' a seconda di quello che si vuole provare.
La cifra è talmente bassa che mi ero quasi convinto a prenderlo senza troppo pensare... Ma poi l'ho inserito nella mia wishlist (n.d.r. Ricordate ciò che ci siam detti sul corredo fotografico?).

Come si usa?
Questo tipo di obiettivo è particolare. E' come se avesse l'apertura del diaframma impostato su valori incredibili. Vi servirà probabilmente un cavalletto, e il telecomando, perché con aperture di questo tipo i tempi diventano davvero lunghi, anche in pieno giorno. Inoltre, per scattare la foto dovete tener conto del fatto che il forellino è tanto piccolino da rendere inutilizzabile il mirino della fotocamera, ma col Live-View dovreste risolvere egregiamente.
Per scattare la foto è sufficiente mettersi su Priorità di Apertura, impostare fuoco infinito, e scattare. Il risultato vi dovrebbe stupire, anche perché senza cambiare nulla, a ogni scatto potrebbe accadere di avere risultati differenti.
Provate, inoltre, a scattare qualche foto in manuale, calando il tempo, e aumentando gli ISO. Vi assicuro che vi divertirete, anche se probabilmente otterrete una foto bella ogni... diciamo dieci/quindici scatti.

Note a margine: Avete problemi a leggere scritte piccoline? Provate gli occhiali stenopeici. Io li ho, e fanno davvero miracoli, per quanto sia strano guardare il mondo da quelle lenti.


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mercoledì 16 dicembre 2015

La velocità è tutto - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
La maggior parte delle macchine fotografiche, oggi, utilizza schede di memoria di tipo SD.
Se in passato esistevano altre tipologie di schede di memoria (n.d.r. Compact Flash, Memory Stick, eccetera eccetera), tutte molto diffuse e in piena competizione per la conquista del mercato, ora il formato SD è ormai divenuto un vero e proprio standard. Ciò è sicuramente un vantaggio per il fotografo, visto che non ha più necessità di valutare anche il tipo di supporto di memoria al momento dell'acquisto della sua fotocamera; allo stesso tempo, però, non bisogna allentare la guardia quando si decide di acquistare una scheda SD, perché queste non sono tutte uguali tra loro.

Le schede SD, non tenendo conto dei formati miniaturizzati (n.d.r. Di solito utilizzati per tablet e cellulari), si distinguono a seconda di alcune caratteristiche molto importanti. Tutte le caratteristiche sono scritte in chiaro sulla piccola etichetta della schedina stessa, ma è possibile che esse non siano di facile comprensione per i non addetti ai lavori. 

Qui a fianco è raffigurata una scheda SD nel dettaglio, è la più recente che ho acquistato, e ha i medesimi parametri delle altre due in mio possesso, che però hanno meno capienza di memoria. 
Vediamo, una per una, tutte le indicazioni presenti sull'etichetta, per poi concentrarci su quella - a mio parere - più importante.

Il primo parametro è la capienza. 
Tale valore è indicato in Giga Byte (n.d.r. GB). Le schede SD possono arrivare fino a 512 GB. I tagli vanno al raddoppio: partendo da 128MB, 256MB, 512MB, per poi andare a 1GB, si passa a 2GB, poi 4GB, 8GB, 16GB (n.d.r. Ovvero quella che ho acquistato), 32GB e così via.
Maggiore è la capienza, maggiore è il numero di foto che potrete scattare. Maggiore è il prezzo della scheda di memoria.
A seconda della capacità di memoria, le schede SD si distinguono con una sigla. Se la memoria è inferiore ai 2GB le schede sono nominate semplicemente SD. Dai 2GB ai 32GB sono identificate con SDHC (SD High Capacity), oltre i 32GB diventano SDXC (SD eXtended Capacity).

Il secondo parametro è la classe di appartenenza.
La classe  indica la velocità minima di scrittura continua su una scheda SD vuota espressa in MB/s. La tabella qui sotto (n.d.r. presa da Wikipedia) riporta, a seconda della classe, la corrispondente velocità di scrittura.
Maggiore è la velocità di scrittura della scheda, più veloce sarà lo scatto a raffica della fotocamera.
Come potete osservare la scheda da me scelta è una Classe 10. Il suo comportamento cambia a seconda della modalità di salvataggio delle fotografie.
Nel caso si decida di salvare in formato JPG alla massima risoluzione, la scheda sarebbe in grado di salvare una foto al secondo. La Canon EOS 700D ha uno scatto a raffica che tocca i 5 fotogrammi al secondo, per cui - grazie alla sua memoria interna - con questa schedina, è in grado di sfruttare la sua massima velocità di scatto rapido.
Nel caso si decida di salvare in formato RAW, la scheda impiegherebbe circa 2 secondi per salvare un solo fotogramma. Ciò metterebbe in difficoltà il sistema di scatto a raffica della Canon, che si troverebbe costretto a rallentare per attendere che le foto vengano salvate sulla memoria SD.

Risulta evidente che, maggiore è la velocità in scrittura della scheda, e maggiore sarà la raffica di scatti della fotocamera reflex.
Anche in questo caso, le SD con caratteristiche migliori in velocità di scrittura hanno un prezzo più alto.
Il terzo parametro è la velocità di lettura della scheda. In questo caso il parametro è riferito alla velocità di una SD standard. Questo parametro potrebbe risultare trascurabile rispetto ai due precedenti, ma va a influire sia nella consultazione delle immagini in live view, sia nello scaricamento delle stesse sul vostro computer a sessione fotografica conclusa. 
Più sono veloci le SD in lettura, più rapidamente si potranno vedere le immagini in live view, e più rapidamente le si potranno salvare sul computer.
La scheda sopra raffigurata è una 200x, ovvero è 200 volte più veloce di una SD standard, per cui è in grado di toccare i 30MB al secondo. La tabella che segue (n.d.r. presa da Wikipedia) riporta la velocità in lettura per i vari formati. In questo caso sono valori indicativi, visto che per le Classe 10 esistono schedine capaci di raggiungere persino i 300x (n.d.r. Per esempio questa, che è la nuova versione della scheda sopra indicata), e forse oltre. Tale parametro è in continua evoluzione, per quanto comunque sia legato imprescindibilmente con la velocità di scrittura.

In questo caso, la velocità di lettura non va a influire sensibilmente sul prezzo della scheda SD.
A questo punto, visto che dobbiamo scegliere una schedina SD per la fotocamera, quale parametro dobbiamo considerare principalmente?
  • Capienza
  • Velocità in scrittura
  • Velocità in lettura
Le schede SD costano da pochi euro, per raggiungere anche i 140 euro. Bisogna valutare il nostro utilizzo della fotocamera. Se usiamo il formato RAW, lo usiamo sempre, allora conviene investire denaro in velocità di scrittura così che la scheda non diventi il collo di bottiglia del sistema fotografico. Se si usa il RAW solo saltuariamente, e non in velocità, allora si può scendere a un compromesso e optare per schede in Classe 8, 9, 10.  Se lo scatto a raffica non vi interessa, potete optare anche per le più economiche.

Però...

Bisogna considerare che potreste usare la fotocamera anche per girare dei video. Consultate il manuale della vostra fotocamera. Sulla Canon EOS 700D, capace di girare filmati in full HD, viene consigliato l'utilizzo di schede veloci, almeno in Classe 8. 
Maggiore è la qualità del filmato, maggiore è il numero di informazioni che deve essere salvato, maggiore deve essere la velocità della scheda SD.
Alla fine dei conti è un discorso di disponibilità economica. Se non si hanno problemi, o non si danno limiti di budget alla passione fotografica, allora non esitate e prendete le schede più veloci. Altrimenti, mettete sulla bilancia ogni parametro, e cercate il compromesso migliore tra prestazioni e costi.




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mercoledì 9 dicembre 2015

L'istogramma (luminosità ed esposizione) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Vi siete mai chiesti a cosa serve l'istogramma?

Quando state visualizzando uno scatto attraverso la fotocamera, premendo il tasto INFO si ha la possibilità di vedere riassunte sullo schermo tutte le informazioni disponibili relative alla foto in questione. 
Molte di queste informazioni sono riferite alle impostazioni della fotocamera al momento dello scatto, come sensibilità, tempo di esposizione, apertura del diaframma; poi c'è l'istogramma.
Questo diagramma può mettere in soggezione se non se ne conosce la funzionalità. 
Molti lo ignorano volontariamente, ma i professionisti lo consultano ogni volta che hanno dubbi sulla qualità della fotografia, in quanto sono ben consapevoli che certi dettagli, se ignorati, poi possono ricadere sulla qualità del risultato, e soprattutto, sulla riuscita del lavoro commissionato.

Esistono due tipologie di istogramma. Quello della luminosità e quello RGB. Solitamente la macchina fotografica mostra l'istogramma della luminosità. E' però sufficiente cliccare sui tasti cursore per poter passare all'istogramma RGB, e viceversa.
L'istogramma della luminosità mostra la distribuzione del livello di esposizione, e la luminosità complessiva. 
Il grafico mostra la distribuzione del livello di luminosità dell'immagine. L'asse orizzontale indica il livello di luminosità (n.d.r. Minore a sinistra, maggiore a destra). L'asse verticale indica il numero di pixel per ciascun livello di luminosità. Più alto è il numero di pixel sulla sinistra, tanto più scura è l'immagine. Più alto è il numero di pixel sulla destra, tanto più chiara è l'immagine.
Questo fa sì che osservando l'istogramma della luminosità si possano notare le eventuali imperfezioni di esposizione, e la tonalità complessiva dell'immagine.
Se il numero di pixel sulla sinistra è eccessivo, allora le parti in ombra della foto mancheranno di dettaglio, e ovviamente il caso opposto indica una mancanza di dettaglio nelle parti in luce.

L'istogramma RGB consente di verificare la gradazione, e la saturazione, del colore.

Questo grafico mostra la distribuzione del livello di luminosità per ognuno dei colori primari (n.d.r. Rosso, Verde e Blu). Analogamente a ciò che avviene con l'istogramma della luminosità, l'asse orizzontale indica il livello di luminosità del colore, mentre quello verticale indica il numero di pixel per ciascun livello di luminosità. Come in precedenza, più è alto il numero di pixel sulla sinistra e meno dominante, e più sarà scuro, il colore in esame. Al contrario, l'eccesso di pixel a destra indicherà una maggiore luminosità, e densità, del colore.
Verificando l'istogramma RGB dell'immagine è possibile notare la gradazione, e la saturazione, del colore, nonché le imperfezioni del bilanciamento del bianco.
Note Pratiche: Se l'immagine mostra delle aree lampeggianti mentre consultiamo le informazioni di scatto, in quelle zone l'immagine è sovraesposta. Ciò permette di poter ripetere lo scatto immediatamente, compensando l'esposizione di uno o due stop in negativo.


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mercoledì 2 dicembre 2015

Tranquilli! Non tutte le foto vengono belle - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Qual è il segreto dei grandi fotografi? Come fanno a scattare sempre foto bellissime? Perché io non ci riesco? Tutti i fotografi che ambiscono a diventare professionisti, prima o poi, si pongono queste tre domande. Quando si sfogliano libri di fotografia, o si frequentano le pagine Flickr di grandi professionisti, ci si trova di fronte a ottimi scatti, inquadrature perfette, colori mozzafiato... Mentre quando si sfoglia la nostra collezione di foto ecco che le cose non appaiono più così perfette. Perché accade tutto ciò? Come fanno, loro, a ottenere foto così belle?

Un esempio di foto ritoccata.

La foto era leggermente mossa. Non volevo buttarla via,
l'inquadratura mi piaceva troppo. Così l'ho trasformata 
in bianco e nero, ho aumentato contrasto e nitidezza,
ed eccola qui.
Il segreto è che non c'è nessun segreto.
Amore, dedizione, studio, attenzione ai dettagli, esperienza, questi sono alcuni degli ingredienti che trasformano un fotografo amatoriale in un fotografo di professione. Ogni scatto è pensato? Sì, è indispensabile che lo sia.
Il professionista lavora con la fotografia.
Quando impugna la macchina fotografica ha uno scopo, ha una scadenza, ha un progetto. Il professionista non può permettersi di scattare fotografie a caso, lui ha un compito da svolgere... Proprio come voi quando vi trovate nel vostro ufficio, o nell'ambiente di lavoro, qualunque esso sia. Lui deve fare quelle foto, è pagato per questo, e soprattutto... Viene pagato solo se le foto raggiungono lo scopo che gli è stato chiesto dal cliente.
Conta la qualità della macchina fotografica? Certo, ma non è un elemento così indispensabile. 
La miglior macchina fotografica di cui un fotografo ha bisogno è quella che ha con sé.
L'importante è che il fotografo sia pronto a scattare quando serve, non è un caso che più o meno tutti i siti che parlano di fotografia consiglino di portare sempre con sé la macchina fotografica, e nei casi in cui la vostra attrezzatura sia troppo ingombrante, di possedere una compatta che possa fungere da alternativa.

Il miglior strumento a disposizione del fotografo è il fotografo.

I fotografi professionisti sanno cogliere l'attimo, o meglio, non si fanno cogliere impreparati dall'attimo.
Poi... E' anche vero che anche i professionisti fanno foto che non sono all'altezza della situazione. Capita anche a loro di fare foto 'normali'. Il discorso è che poi... Quando sono in redazione, guardano il loro lavoro e scelgono gli scatti migliori, quelli che centrano il bersaglio, quelli che trasmettono il messaggio che cercava, il resto viene scartato. Per cui, quando si torna a casa dopo una bella giornata dedicata alla fotografia, il lavoro non è ancora finito. Bisogna mettersi al computer e guardare ciò che si è prodotto, perché non tutto ciò che si è prodotto può essere all'altezza delle nostre aspettative.

Prima fase: La scrematura in sito. 
Quando scattiamo, la macchina fotografica ci permette di vedere il nostro scatto, per qualche secondo, prima di tornare in modalità di scatto. Bisogna approfittare di quel momento per capire se la foto è buona. E' la nostra occasione per ripetere lo scatto prima di spostarci e cambiare soggetto. Bisogna controllare che non sia mossa, che sia a fuoco, che abbia una buona esposizione, e che l'inquadratura sia ben fatta. Son tutti argomenti che abbiamo già affrontato (n.d.r. In realtà parleremo dell'esposizione dopo agosto, al rientro delle ferie). Nel caso si abbiano dubbi, si può rivedere con calma la foto scattata anche sfruttando la modalità riproduzione della macchina, e poi decidere se tenerla o meno.

Seconda fase: La prima scrematura al computer.
Dopo aver scaricato le foto sul disco rigido del vostro computer è il momento di valutare con attenzione ciò che si è ottenuto dalla sessione fotografica appena terminata. Io, di solito divido le foto scattate in tre categorie:
  • Foto Brutte: Sono quelle che cancello senza ripensamenti. I motivi per cadere in questa categoria possono essere tanti, ma quello che principalmente mi dà noia è il fatto che la foto non trasmetta nulla, che sia anonima, statica.Di solito sono un 10% del totale, a volte anche un po' di più.
  • Foto Ricordo: Sono quelle foto che tengo per ricordare la giornata, il viaggio, l'occasione. Non le butto, ma neppure le mostro in giro. Sono scatti personali, servono per motivi di cronaca, le tengo perché riescono a raccontare ciò che è successo, ciò che ho fatto, ciò che ho vissuto. Questa categoria raccoglie la maggior parte degli scatti, circa il 60%, a volte il 70%.
  • Foto Belle: Sono quelle che pubblico, quelle che mi piacciono davvero, che hanno tutti gli elementi al loro posto, che mi dànno soddisfazione.
Terza fase: Il ritocco.
Un esempio di foto 'croppata'

Al momento dello scatto l'obiettivo non mi permetteva
di avvicinarmi quanto desideravo senza andare a
disturbare l'ape, per cui ho scattato da un paio di metri
di distanza. A casa, al computer, ho ritagliato l'immagine
in modo tale da mostrare ciò che era nelle mie intenzioni
al momento dello scatto.
Io non amo il foto-ritocco. Provenendo dalla pellicola, programmi come Photoshop e affini mi appaiono come banali scorciatoie per fotografi pigri. E' evidente che questi strumenti sono potentissimi, e con qualche click è possibile trasformare uno scatto mediocre in uno davvero bello (n.d.r. Una volta ho letto un articolo di un professionista che consigliava l'uso del ritocco fotografico negli scatti contro-sole. Nell'articolo veniva fatto un ragionamento che non poteva essere contestato: In un ritratto l'80% dell'area è composto dallo sfondo, e solo il 20% dal soggetto. Se si scatta contro-sole conviene - affermava - trovare la giusta esposizione per lo sfondo. Il soggetto verrà buio, ma al computer sarà più facile, e veloce, correggere l'esposizione di quest'ultimo, visto che l'area da correggere è minore), ma ha senso?
Io voglio fare belle foto a prescindere dalla possibilità di poterle modificare in un secondo momento. 
La sola idea che si possa migliorare uno scatto in post produzione, a mio parere, fa sì che il fotografo si impegni meno sulla riuscita della foto che ha intenzione di scattare.
E' per questo motivo che mi concedo solo lievi modifiche alle foto, e solo quelle che mi sarebbero state possibili se, invece che essere davanti a un computer, fossi stato in una camera oscura.

Cosa correggo? Il contrasto, l'esposizione, la luminosità, e magari correggo l'inquadratura ritagliando l'immagine ottenuta dalla fotocamera. Un'altra modifica che faccio in post-produzione è scegliere se mantenere l'immagine a colori, o se trasformarla in un bianco e nero.

Alla fine, su 300 foto scattate, in genere pubblico su Flickr una ventina abbondante di scatti. E' necessario essere molto severi con sé stessi, per crescere e migliorare la propria tecnica. Allo stesso tempo bisogna ricordare che abbiamo bisogno anche di autocompiacimento, per cui, da ogni sessione, credo sia giusto trovare qualcosa di 'buono' per cui stimarsi. In fondo il concetto di bello è molto soggettivo, una foto che a noi piace potrebbe non catturare il benestare di tutti gli altri, l'importante - però - è che sia fatta bene e che abbia qualcosa da dire.


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